venerdì 4 dicembre 2009



A proposito del referendum sui minareti e sulle moschee

Oggi ho voglia di sognare o forse di delirare! Sogno (o deliro?) di rivolgermi a quegli immigrati in Padania sempre più in difficoltà a vivere in quelle terre inospitali per clima e società.

Venite da noi, voi umili, scacciati ed offesi, venite nelle Due Sicilie! Molti di voi, venendo in Italia, sono arrivati direttamente in Padania, attirati dalla maggior prosperità di quelle terre. Ed oggi credono che l’Italia sia tutta come la Padania, magari meno ricca, ma comunque Padania.No, non è così!

Le Due Sicilie sono ben diverse dalla grigia e volgare Padania (almeno spero). Questa è una terra che nei secoli è stata più di una volta martoriata ed offesa, ed oggi, da 150 anni, vive schiacciata sotto il tallone di “sciur Brambilla”. Terra umiliata, forse come la vostra, ma non doma.Qui non siamo padani con la puzza sotto il naso e bauscia sempre pronti a credere al primo imbonitore che si alza e comincia a predicare odio. Qui siamo nella terra della dolcezza, del sole, del buon vivere, nell’antica Ausonia, terra del sogno, terra di sogno! Una terra che i barbari del Nord ci hanno sempre invidiato e che periodicamente sono venuti a depredare, approfittando di un popolo che non ama la guerra e a cui interessa soltanto godersi quei 70 – 80 anni che il Signore vorrà concederci di vivere su questo pianeta, a Lui piacendo.

Qui tutti sono stati e sono i benvenuti. Specie ora che la nostra migliore gioventù ci sta abbandonando, vittima di una crisi economica e sociale distruttiva, vittima di un lavaggio del cervello meticoloso che ancora ci far credere d’essere dei poveri incapaci quando siamo a casa nostra e invece capacissimi di emergere in terra straniera, non appena attraversiamo il Tronto o il Garigliano.Senza di voi, giovani marocchini, pakistani, albanesi, ecc. molti nostri borghi, paesi e quartieri cittadini sarebbero spopolati e senza vita, con solo pochi pensionati soli o con badante al seguito, e senza attività economiche vive.Chi ha visto l’evoluzione che ha avuto il quartiere Ferrovia di Foggia (pur con le sue conseguenze negative, non le neghiamo) o la Piazza della Ferrovia di Napoli, capisce cosa dico. Queste realtà oggi sono brulicanti di vita vera, di kebab, di macellerie halal, di ristoranti indiani, di punti telefonici e internet ecc. tanto quanto ieri vedevano solo il misero diseredato napoletano che vendeva calzini, ombrelli o fazzolettini di carta o, a Foggia, il negozietto che sopravviveva senza vedere un rinnovamento almeno da 40 anni. Cari amici e fratelli stranieri e musulmani (perchè è soprattutto con voi che ce l’hanno. Qualcuno l’ha detto: “Non ho niente contro la società multietnica, ma quello che non voglio è una società multiculturale!”), se vi scacciano o vi rendono la vita difficile, lassù in Padania, non andate via, ma venite nelle Due Sicilie. La nostra terra è rifiorita ogni qualvolta sono arrivate energie fresche dal Sud del mondo!

Qui, nelle Due Sicilie, scoprirete di essere di casa. Vostri fratelli nei secoli passati vi hanno preceduto ed hanno lasciato i segni del loro passaggio: moschee, minareti, archi intrecciati, chiostri di Paradiso, nomi di città, paesi, fiumi e montagne, parole, usi e costumi, veli neri, dignità, sangue, visi olivastri. Come cantava Mimmo cavallo “siamo mezzi marocchini, teniamo l’Africa vicina!” E quei vostri fratelli di tanti secoli fa hanno anche versato il loro sangue per difendere quella che era anche la loro patria, queste nostre Due Sicilie. Erano a Cortenuova, con Federico II, a combattere contro i leghisti; erano al fianco di Manfredi, nella tragica giornata di Benevento, quando i baroni del Regno abbandonarono il loro giovane Re; erano a Lucera a combattere contro l’Angioino usurpatore, fino al 1300, quando il resto del Regno si era arreso già da 34 anni; ed erano a Napoli, con il Cardinale Ruffo, nell’indimenticabile apoteosi della marcia sanfedista per la riconquista del Regno.

Dunque questa terra è benedetta anche dal vostro sangue, ed oggi dalla vostra presenza e dal vostro lavoro.Venite dunque, questa è casa vostra. Venite a ricostruire e ad abitare la casa del poeta Ibn Hamdis, che ancora vi aspetta, infestata dai rovi, tra le rovine di Noto vecchia; venite a ridare una boccata di ossigeno, di fiducia, di dignità e di vita ad un popolo stanco, che soffre da 150 anni della spoliazione della propria identità e che è stato diseredato della propria dignità. Siamo fra i diseredati della Terra, ma voi sapete bene cosa dice il Santo Corano: “Un giorno la terra sarà dei diseredati”.

Una sola cosa vi chiedo: noi siamo un popolo che tiene molto alle cose fondamentali, ed una di queste sono le nostre donne. Molte di esse hanno già costruito una famiglia con voi, apprezzando la vostra umanità e la vostra gentilezza. Abbiate sempre buone intenzioni, ma se ve ne vengono di cattive, lasciatele stare, altrimenti reagiamo male. Fate questo e siederete onorati alla nostra tavola e condividerete con noi, insieme al cibo, le gioie, i dolori e le speranze.
Pace a voi, salam ‘aleykum.
Mustafa

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