sabato 24 aprile 2010


Ha cenato al Ristorante in Fiera, ha dormito a Palazzo Sant´Elena, ha passato il pomeriggio fra il Lanza e la Taverna del Gufo: Ildefonso Falcones, avvocato di Barcellona, uno dei più famosi scrittori del mondo ('La cattedrale del mare´ ha venduto quattro milioni di copie) é stato ospite di Foggia la scorsa settimana.
Falcones é venuto a presentare il suo secondo romanzo, 'La mano di Fatima´ (Longanesi). Un affresco storico sul mosaico di razze e di fedi della Spagna del XVI secolo. Un romanzo storico che narra della cacciata dei musulmani dalla Spagna da parte dei re cristiani e delle autorità cattoliche nel 1568. Un racconto duro e affascinante che punta i riflettori sulle vessazioni e le violenze subite da un popolo, quello dei moriscos, di cui poco si conosce.
Tra i rivoltosi musulmani stanchi di ingiustizie e umiliazioni, spicca il personaggio di Hernando, il ragazzo che si batterà per la sua gente affrontando la guerra, l´amore, eterne passioni, vendette e avventure, conducendo il lettore in un emozionante viaggio nel tempo.
Spagna, 1568. L´Alpujarra é una porzione di terra andalusa, montuosa, che racchiude le province di Granada e di Almeria ed è popolata da una folta colonia di musulmani da tempo costretti alla conversione al cattolicesimo da parte della Corona degli Asburgo. I moriscos (così li chiamavano) sono un popolo fiero, legato alla propria identità, che inevitabilmente passa per il loro credo religioso: sono pronti a dare battaglia contro i cristiani e ad evitare così una sottomissione sempre più invasiva e radicale.
È in questo periodo che Ildefonso Falcones ha ambientato il suo secondo romanzo. L´autore non abbandona la trattazione storica, ripercorrendo nelle sua fluviale narrativa la tragedia dei moriscos che stimola la riflessione sull´intolleranza e il fanatismo di cristiani e musulmani che, pur nelle differenze di fede religiosa, diventano sorprendentemente simili quando, negli altalenanti esiti della storia, assurgono al ruolo ora di vincitore, ora di vinto.
La narrazione degli eventi della Cordova del XVI secolo, peró, non fa che da sfondo, da scenario accattivante al fiume narrativo della vicenda. Come per la piú classica delle fiction di ambientazione storica, infatti, il romanzo dello spagnolo stacca dal fondo della veridicità storica la vicenda del giovane Hernando e la pone al centro della narrazione, in un crescendo di avvenimenti filtrati dal racconto, mai noioso, della vita di un uomo che fa i conti con le eterne passioni di odio, amore, speranza e disillusione, continuando a lottare per il proprio destino e per quello del suo popolo.Un romanzo storico modello Promessi Sposi, pertanto, aggiornato ai tempi della telenovela storica, ritagliato su una vicenda che ha tutti gli ingredienti del triangolo amoroso complicato da intrighi, tradimenti e amori contrastati, in cui la storia come istoria, indagine e ricerca di fatti, recupera il suo significato primigenio di visione, rappresentazione di fatti narrati perché visti.
Così, la lettera che l´ambasciatore spagnolo a Parigi indirizza al re Filippo II per riferire circa le continue proteste delle donne musulmane costrette a subire violenze e soprusi di ogni genere dal parroco cristiano del villaggio, non é che il pretesto storico da cui l´autore prende le mosse per raccontare la storia letteraria della vita di Hernando, stigmatizzato da quegli occhi azzurri che ne testimoniano l´imbarazzante senso di ambiguità da cui per tutta la vita tenterà di emanciparsi. In questo tempo di “preparazione” alla pulizia etnica della Padania alla quale assistiamo in bilico tra indifferenza e sgomento, siamo di fronte ad una opportunità per le Due Sicilie: portare quell’energia, quell’iniziativa, quella vitalità “morisca” che la Padania stolta rifiuta, qui nelle Due Sicilie, quale contributo “storico” alla sua rinascita!
E Allah, che tiene fra due dita il destino dell’uomo e dell’umanità intera, ne sa di più.